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Visualizzazione dei post da 2018

kabuki parte 1

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“esistono forse delle fluttuazioni nel mercato del sesso, della pornografia   o della prostituzione, direttamente collegate alle quotazioni della borsa  valori, di cui noi, gente perbene, non siamo al corrente?” L’arcobaleno della gravità -Thomas Pynchon Luisa scendeva la scale con calma. Il piccolo Jason le diceva di sbrigarsi che avrebbero fatto tardi. Jason saltellava sulle scale strattonando la mamma che lo teneva per mano. Luisa la mattina presto era sempre un po’ spenta. Solo una volta per strada riuscì a tenere un ritmo sostenuto. Arrivarono a scuola con i soliti cinque minuti di ritardo. Buongiorno Signora Luisa, ciao Jason, sbrigatevi! Disse la bidella, sorridente. Buongiorno Agnese, siamo ancora in ritardo! Disse Luisa, ricambiando il sorriso con uno imbarazzato. Salirono i gradini di corsa e si avviarono a passo spedito verso la classe, davanti alla porta la figura severa della maestra Patrizia li guardava. Ciao Jason entra, disse con tono asciutto. Mi racco

sapore di scoperta e odore di fumo parte 3

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precedentemente in sapore di scoperta e odore di fumo L'oculus-NW927Y7 stava rivelando un’interferenza magnetica, segnale che la oculusteca avrebbe chiuso dì lì a poco. Aura, sbuffò, non aveva voglia di tornare al mondo reale, avrebbe preferito stare ancora un per un po’ in compagnia dei Pharinani, ma per quella sera si sarebbe dovuta accontentare, si tolse l'oculos e li ripose nell'apposito contenitore. Uscendo dal cubicolo Aura vide un tappeto di studenti che, come lei, usciva dalla piccola stanza studio e si dirigeva verso i tornelli dell'oculusteca. Per uscire, come anche per accedere all'oculusteca e ai singoli cubicoli, era necessario passare sotto uno scanner il cip impiantato sotto pelle nel mignolo della mano destra. Oramai i documenti non esistevano più, erano tutti stati sostituiti con cip, nel mignolo destro c’erano quelli relativi alla professione, Aura aveva lì tutti i pass per la scuola. Nell'indice destro c’erano quelli relativi ai c

mondo 3 finale

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precedentemente in mondo 3 Passarono circa dieci minuti che Minerva passò in catatonico silenzio, al rientro aveva trovato le chiavi della 104 sul bancone. Gli occupanti dovevano essere andati via durante la sua assenza. Chissà se avevano svuotato il frigobar senza pagare. Era l’unica cosa a cui riusciva a pensare. Sperava che i tre se ne andassero senza ripassare da lì. Perché vollero mostrargli quello spettacolo agghiacciante? Era tutto una messinscena forse? Ma perché? Cosa potevano mai ricavarci? A quel punto Minerva si domandava se fossero davvero i soci del capo o solo degli psicopatici che si prendevano gioco di lui. In quel momento Athos si ripresentò nella hall, gli altri due non erano con lui. Era di nuovo impeccabile come prima. Athos guardava Minerva con uno sguardo pieno di compatimento. “L’ho forse sconvolta? Mi dispiace, sappia soltanto che stanotte lei ha squarciato il velo di Maya” Si appoggiò con le mani al bancone e proseguì: “prima di andarmene però vogli

sapore di scoperta e odore di fumo parte 2

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precedentemente in sapore di scoperta e odore di fumo Appena entrata nel cubicolo, si sistemò per bene, si mise le gocce di olio di albero di Nehem negli occhi e nelle orecchie; l’olio aiutava a rendere gli occhi e orecchie più recettivi, in quanto la sua composizione chimica era una delle migliori per la trasmissione delle onde emanate dagli oculus-NW927Y7. Attese i due minuti di settaggio, era necessario che occhi e orecchie si adattassero, nei primi minuti si perdevano entrambe le capacità, uditiva e visiva, per tornare subito dopo, ma acutizzate. La dose massima consentita era di tre gocce ad occhio, e orecchio per le persone adulte, e ogni goccia aveva una durata di circa 3 ore. Un abuso avrebbe potuto causare danni permanenti alla vista e all’udito. Appena Aura riacquisì la vista, indossò gli oculus-NW927Y7 e, con un leggero movimento delle pupille, diede avvio alla lezione. Sono circa le tredici e Dubhat, il secondo sole del pianeta Pharin sta sorgendo sulla città di

mondo 3 parte 3

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precedentemente in mondo 3   “Si certo Aramis, ora procediamo. Vede Minerva purtroppo abbiamo impegni pressanti che ci hanno spinto fino a qui di persona e nel pieno della notte.” Si sentirono attraverso la finestra dei passi veloci, qualcuno correva via fuori dal cancello aperto. Minerva scattò in piedi a vedere cosa succedeva, vide una ragazza correre in direzione dei campi. “Non si preoccupi è solo una puttana che ha appena ripulito il suo cliente” disse Athos con voce annoiata. “Cosa? Come fa.. .”  “Ascolti Minerva” interruppe Athos. “dobbiamo andare un attimo nell’ufficio di Marrone e poi ci accompagnerà nella  stanza 107 dobbiamo recuperare una cosa da lì.” Si alzarono tutti e tre all’unisono e si avviarono verso l’ufficio di Marrone. Porthos che sembrava aver perso all’improvviso quella sua aria flaccida e remissiva estrasse di tasca una chiave e con decisione aprì la porta dell’ufficio del direttore. Passarono nell’ufficio circa cinque minuti, Minerva non eb

sapore di scoperta e odore di fumo parte 1

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“Ora è tutto finito. Lo speaker di diffusione musicale è stato spento, le scoperte sono finite, l’ultima nuvola di fumo è scomparsa via, le strade sono vuote e le sere non iniziano più con quell’amaro pieno di amore. Quando ti fermi, anche se sarebbe meglio dire quando ti fanno fermare, quando i ricordi ti portano a pensare a quello che era, a quello che c’era, alle strade affollate, alle serate interminabili, al sapore della scoperta, all’odore di fumo e alle canzoni, sempre le stesse, ma ogni volta erano in grado di scavare sempre più in fondo, sempre più dentro, così ogni volta un po’ più luce ti riscaldava l’anima. E quel calore lo sentivi, quel tepore ti faceva stare bene come quando sei in uno di quegli abbracci che ti fanno mancare il respiro… e ora, ora la musica è stata spenta, le scoperte sono finite, l’ultima nuvola di fumo è scomparsa via, le strade sono vuote e le serate neanche iniziano più.” Aura era appena rientrata dal pranzo, nonostante stesse ancora mastica

mondo 3 parte 2

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precedentemente in mondo 3 Erano vestiti tutte e tre di bianco, con camicie e pantaloni di lino estivo e ai piedi portavano tutti le infradito. Sembravano tre Lele Mora. Uno in particolare a prima vista sembrava proprio Lele Mora, ma non lo era. Era un po’ più minuto e magro. Un altro invece era alto e muscoloso mentre il terzo aveva un bel pancione importante ed era del tutto pelato. Tutti e tre erano comunque pesantemente abbronzati. I tre si guardarono un attimo intorno e poi si diressero verso l’ingresso interno che dallo spiazzo dava alla hall del motel. “Buonasera, Minerva”. Esordì il palestrato appena si avvicinò a Minerva. “Buonasera, signore, è già stato qui da noi?” Rispose Minerva cercando di nascondere la sorpresa nel sentirsi chiamare per nome da quello sconosciuto. “Certo che sono già stato qui, vede noi siamo i soci del signor Marrone.” Il Signor Marrone era il capo di Minerva, nonché direttore del motel. Aveva sempre parlato di questi fantomatici “soci”, che

odd finale

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precedentemente in odd Si girò a controllare se Dan se ne fosse accorto, ma sentiva già il peso che era piombato sul cuore del suo amico, e sapeva che lui lo avrebbe interpretato come un segno. Dan era lì, seduto sullo sgabello, gambe penzoloni, spalle basse e sguardo rivolto in quel punto del pavimento neanche ci fosse un fascio di luce di un riflettore che puntava proprio lì. Dan aveva anche dimenticato di averlo messo in quel barattolo. Tessa rimase per un po’ con il barattolo di latta preso a Praga in mano, l’anta della credenza aperta e, nella stessa possa che aveva, leggermente inclinata e lo sguardo fisso a terra sul quel braccialetto tutto distrutto, che, anche lei, non vedeva più da tempo. Fu un po’ come se il tempo si fermasse, i rumori esterni non le arrivavano più, come se fossero stati chiusi fuori, né un clacson, né una frenata repentina, nulla che facesse pensare che in quel momento oltre a lei, Dan e quel bracciale caduto a terra, esistesse altro al mondo. I

mondo 3 parte 1

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Nonostante quello che si possa pensare il turno di notte raramente offriva serate vuote o noiose. Il Motel Rexx aveva un discreto giro di affari e una cerchia ristretta di clienti abituali. Ogni notte offriva almeno un piccolo spunto, o una piccola gemma per chi avesse voglia di restare sveglio. Questo però non era il caso del Sig. Minerva, il portiere di notte. Dopo anni di notti dietro il bancone, ormai non prestava quasi più attenzione alla variegata umanità che si riversava ogni sera nel motel. Amanti, prostitute con i loro clienti, clienti abituali con le loro prostitute, viaggiatori, camionisti, sbandati e drogati ormai non lo incuriosivano più. Quella sera in particolare, il Sig. Minerva arrivò leggermente in ritardo alla consegna del turno. Il treno arrivò in ritardo e quindi gli toccò fare una corsa dalla stazione al motel che lo sfiancò e gli fece perdere quel poco di buon umore che gli aveva regalato il vino a cena. Entrò trafilato e cominciò a lamentarsi dell’acca

odd parte 4

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precedentemente in odd  Sentendo quelle parole per Tessa fu come se quei dieci anni le fossero scesi addosso tutti insieme, come se fino a prima di sentirselo dire non se ne fosse resa conto, come se anche questa volta non aveva lasciato entrare l’odore delle emozioni nei suoi polmoni e fosse stata in apnea per tutto quel tempo. Anche se nella realtà, appena prese consapevolezza dei dieci anni, smise di respirare, contrasse i muscoli e serrò la mascella. Dan ormai conosceva la sua amica, e sapeva riconoscere, forse anche prima di lei, quando l’ansia inizia a vincere la partita di tiro alla fune che ormai va avanti da anni tra Tessa e l’ansia. - Tess, respira, non stai respirando - Si, lo sto facendo, se non lo stessi facendo non potrei parlarti - Tess, ci abbiamo provato, abbiamo cambiato città, regione, e siamo tornati, ma ovunque siamo andati e chiunque abbiamo finto di essere in questi dieci anni noi siamo rimasti sempre noi, il tuo corpo rimarrà lo stesso e su di esso r

carne, ossa e il caro vecchio Newton finale

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precedentemente in carne, ossa e il caro vecchio Newton Mise la freccia e lentamente imboccò il viale. Ecco vai li con la macchina che ci danno le chiavi. Sul fianco dell’edificio c’era un finestra illuminata, Nando gli si accostò con la macchina. Buona sera. Il receptionist non più giovane si alzò dalla sedia scricchiolante. Idromassaggio o palo? Come scusi? Vuole una camera con idromassaggio o una con il palo? Non saprei… Nando guardò Sonia smarrito. Sono 60 euro. Disse il portiere quando l’indecisione di Nando si fece insostenibile. Ecco camera 104, la migliore che abbiamo, deve proseguire dritto, è l’ultima sulla destra. Nando tirò fuori il portafogli dalla tasca ed estrasse due banconote da cinquanta. Ecco a lei. Grazie ecco il resto e buona serata. Prese le chiavi Nando rimise in moto. La ragazza si era fatta stranamente silenziosa. Allora in fondo a destra, a destra, adestraadestra cazzo come sto sudando! il cuore mi batte all’impazzata, ecco deve essere questa… Ec

odd parte 3

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precedentemente in odd Dan si era appena trasferito in quel nuovo appartamento e per Tessa era la prima volta che andava a trovarlo lì. Dan aveva deciso di aspettarla sotto ed entrare insieme, conosceva bene la repulsione della sua amica per gli ambienti nuovi e quanto stress, o forse sarebbe meglio dire ansia, le causavano queste situazioni. Incontrandosi sotto casa, avrebbero fatto il percorso insieme, e l’avere qualcosa, qualcuno di familiare, di amico accanto, di solito la aiutava a gestire l’ansia, o almeno ad evitare attacchi di panico. Gli attacchi di panico erano iniziati quando lei aveva quindici anni, e lui tredici, l’anno in cui Dan aveva scoperto che la sua più cara amica si tagliava le braccia quando si sentiva schiacciata dal mondo, lo stesso anno che decisero insieme che lei non avrebbe più preso in mano una lametta per tagliarsi, lo stesso anno in cui non potendo più sfogare il suo senso di oppressione e lasciarlo scorrere via insieme al sangue che scivol

carne, ossa e il caro vecchio Newton parte 2

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precedentemente in carne, ossa e il caro vecchio Newton La serata era piacevole. Tirava una dolce brezza che portava odori evocativi. Nando salì in macchina, parcheggiata al solito posto, accese l’autoradio e aspettò. Dall’altro lato della strada stava passando una giovane ragazza in minigonna. Bella, chissà dove va, la seguì con l’occhio per un po’ marcando stretto i fianchi che si alzavano e abbassavano. Su e giù su e giù. Quando svoltò l’angolo mise in moto. Le strade erano molto tranquille, c’era quasi una calma surreale, ora con la luna alta in cielo che proiettava la sua luce pallida su tutto, sembrava che tutto fosse sospeso in una specie di limbo fuori dal tempo. Staranno tutti cenando ancora, allora dove vado, dove vado, bè per la campagna per cominciare, bella questa canzone. Percorse qualche chilometro tra le campagne e già non si ricordava come mai avesse voluto andare li. Era buio. I campi ai lati della strada erano delle macchie nere, come delle porte dimensional

odd parte 2

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precedentemente in odd Entrò nel vagone, era senza aria condizionata. Decise di sedersi al sedile vicino alla porta, almeno così ad ogni fermata le sarebbe arrivata una zaffata di aria, non fresca, ma pur sempre aria.  Il treno stava arrivando alla stazione successiva e i freni erano entrati in azione, il rumore di ferro che stride copriva anche la voce dell’altoparlante che annunciava la nuova fermata. Se non fosse stata per la vibrazione non avrebbe sentito il telefono squillare. Appena vide il nome, decise di rispondere anche se fino a che il treno non di fosse fermano non sarebbe riuscita a sentire la voce che proveniva dall’altro lato. Lo fece solo per non perdere la chiamata, anche perché Dan chiama solo se è una vera emergenza. Sentiva che dall’altra parte proveniva una voce, ma non riusciva a distinguere una sola parola, se non avesse letto il nome, non avrebbe neanche capito chi fosse a chiamarla. Finalmente il treno si fermò e quel rumore infernale cessò. - Te

carne, ossa e il caro vecchio Newton parte 1

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Che cazzo adesso anche l’ultimo arrivato pretende!   Pensava Nando Straccialano al suo rientro dal lavoro. Buttò il mozzicone della sigaretta e cercò nella tasca dei pantaloni le chiavi del portone.   Il fatto l’aveva messo di cattivo umore e, nonostante la fame, una volta in casa si buttò sul divano e si accese un’altra sigaretta.   Io quando ero nuovo mica mi mettevo a guardare i più anziani e dire se lui lo fa lo faccio anch’io , se lui non lo fa perché devo farlo anch’io? Cazzo un po’ di rispetto! Sono diritti che si acquisiscono col tempo... Cazzo è lì da tre giorni e già rompe le palle!   E fu nel mezzo di questi pensieri che qualcuno citofonò.   Nando si alzò faticosamente con la testa che gli pulsava e si diresse al citofono. Si? Ciao sono io, rispose una voce squillante. Sì ciao, vieni su. Nando apri il portone all’amico. Permesso, disse P. entrando.   Allora come va? Come mai da queste parti? Intanto P. si era accasciato su una sedia del tavolo e si mise a