mondo 3 parte 3





“Si certo Aramis, ora procediamo. Vede Minerva purtroppo abbiamo impegni pressanti che ci hanno spinto fino a qui di persona e nel pieno della notte.” Si sentirono attraverso la finestra dei passi veloci, qualcuno correva via fuori dal cancello aperto. Minerva scattò in piedi a vedere cosa succedeva, vide una ragazza correre in direzione dei campi. “Non si preoccupi è solo una puttana che ha appena ripulito il suo cliente” disse Athos con voce annoiata.
“Cosa? Come fa.. .” 
“Ascolti Minerva” interruppe Athos. “dobbiamo andare un attimo nell’ufficio di Marrone e poi ci accompagnerà nella  stanza 107 dobbiamo recuperare una cosa da lì.” Si alzarono tutti e tre all’unisono e si avviarono verso l’ufficio di Marrone. Porthos che sembrava aver perso all’improvviso quella sua aria flaccida e remissiva estrasse di tasca una chiave e con decisione aprì la porta dell’ufficio del direttore.
Passarono nell’ufficio circa cinque minuti, Minerva non ebbe il tempo di riflettere sull’accaduto visto che una coppietta stava lasciando la camera e dovette fargli il conto. Ciò non toglie il fatto che era profondamente scombussolato. Cosa devono mai fare nella stanza 107? Cosa significava quello che gli disse il palestrato? si prendeva gioco di lui?
Mentre la coppietta ripartiva con l’auto, il terzetto usciva dall’ufficio del direttore.
“Ci accompagna?” Chiese con espressione dura Athos.
“Arrivo subito.” Disse Minerva, prese la chiave della 107 ed uscì da dietro il bancone.
Uscirono dalla reception e, attraversando il parcheggio, raggiunsero il blocco delle camere 100. Erano in tutto dieci camere, tutte disposte sul piano terra.
In quel momento solo tre stanze di quel blocco erano occupate, alla 101 c’era una coppia di anziani, alla 104 lo sfigato con la mignotta brasiliana e alla 102 qualcun altro che non ricordava.
La 107 era qualche giorno che rimaneva vuota. Era una delle cinque camere di quel blocco con l’idromassaggio. Le altre avevano il palo per la pole-dance. Marrone parlava da tempo di personalizzare ulteriormente le stanze arredandole a tema: mediorientale, storico, giapponese e così via ma la spesa eccessiva l’aveva sempre fatto rimandare.
Minerva aprì la porta e accese la luce. “Prego”, disse facendo un gesto di benvenuto con il braccio e un mezzo inchino involontario. I tre che si erano fatti improvvisamente seri e muti entrarono e fissarono insieme la vasca dell’idromassaggio. Minerva cominciando a sentirsi in imbarazzo disse: “Allora vi lascio...”
“No aspetti Minerva, voglio che lei assista.” Disse Athos.
Porthos sospirò.
“Assistere a cosa, scusi?” chiese Minerva perplesso.
“Ad un rituale. Lei neanche immagina cosa c’è in questa stanza. Io voglio aprirle gli occhi, solo per poco, solo per stasera. Voglio farle vedere e capire che lei non sa un cazzo di nulla di quello che le ruota attorno e di cosa c’è persino sotto il suo culo. Lei come molti altri, badi bene. Come la maggioranza delle persone che vive e muore e non sa neanche perché. Bene noi sappiamo. Noi gestiamo le cose. Noi sappiamo cosa c’è in ballo e cosa si cela sotto le apparenze. Come vedrà tra poco qui, in questa stanza si cela il vero motivo della nostra presenza qui. Ed il vero motivo per il quale possediamo questo squallido posto. Adesso stia lì nell’angolo in silenzio.”
Minerva rimase pietrificato accanto alla porta della stanza mentre i tre uomini si disponevano di fronte alla vasca idromassaggio, Aramis aprì il rubinetto dell’acqua fredda. All’unisono cominciarono una strana cantilena. Nei primi istanti Minerva non era sicuro di cosa stesse ascoltando ma poi avrebbe giurato che stessero recitando delle formule matematiche. Certo non era un esperto in materia ma tutti quei numeri e quelle cifre era abbastanza inequivocabili. Quando la vasca era quasi piena, sempre Aramis chiuse l’acqua ed i tre si inginocchiarono senza smettere di recitare quelle strane formule. L’acqua della vasca cominciò a ribollire (ma chi aveva acceso l’idromassaggio?) e cominciò a colorarsi di rosa. Minerva invece era sempre più tentato di aprire la porta e scappare, ma si impose di restare a vedere cosa succedeva.
L’acqua ormai era di un intenso rosa e ribolliva con ferocia, le luci della stanza cominciarono a traballare e a Minerva parve che pure la terra sotto i suoi piedi cominciasse a tremare. Un rumore  monotono e basso si intensificava piano, piano e i tre dovettero alzare il volume delle loro voci.
Minerva, senza accorgersene, era seduto per terra e premeva forte con la schiena contro la porta, la testa gli girava forte e si sentiva pietrificato. 
Nella vasca idromassaggio, rialzata rispetto al resto della stanza, l’acqua continuava ribollire. Da terra a Minerva pareva che si formassero strane figure liquide che si rialzavano e ad un certo punto si formò la figura di una mano che si appoggiò sul bordo della vasca. I tre proseguivano con le loro cantilene adesso ad un ritmo molto sostenuto. Il rumore sempre più forte. Minerva ebbe un urto di nausea e lo stomaco gli si rivoltò. 
La mano rosa e liquida rimase salda sul bordo della vasca, intanto un vortice al centro della vasca si allargava piano, piano.
A quel punto i tre si alzarono e si avvicinarono alla vasca, Aramis tirò fuori un piccolo coltellino nero. A turno i tre baciarono la lama del coltellino e si fecero un piccolo taglio sull’avambraccio e lasciarono che le gocce di sangue cadessero al centro del vortice.
Dopo pochi attimi la stanza piombò nel buio. Istanti tremendi passarono per Minerva. Dopo qualche secondo, non riuscendo più ad aspettare tastò il muro dietro di lui in cerca dell’interruttore. Luce.
I tre uomini erano chini sulla vasca ormai vuota e stavano leccando via le residue macchie rosa sulle pareti e sul bordo. Minerva aprì lentamente la porta ed uscì. Era ancora preda dei conati, ma si decise a trattenersi per rientrare di corsa alla reception.

Commenti

Post popolari in questo blog

lucifero stronzo incompreso parte 2

lucifero stronzo incompreso finale

kabuki parte 1