lucifero stronzo incompreso finale



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ATTO TRE

C’erano un centinaio di persone, neanche un giornalista. Dopo il flop della prima volta, i media si erano disinteressati all’intera faccenda. Solo pochi fedeli erano rimasti al seguito di Allback. La mancata apparizione del diavolo nel grande incontro del Madison Square Garden di tre settimane prima fu un colpo quasi fatale all’immagine di Allback. La storia di Lamarcus divenne una specie di barzelletta. Lamarcus uscì dal teatro mollando tutti di sasso. Scomparve per due giorni e al suo ritorno disse che bisognava provare di nuovo. Ne era convintissimo.

 Ora. Il clima nell’ampio teatro di una tranquilla cittadina di periferia era quasi allegro. Le poche decine di persone arrivate stavano chiacchierando animatamente quando Wattman arrivò. Sul palco i ragazzi stavano facendo gli ultimi preparativi. Wattman aveva perso un po’ di interesse dal grande flop. Aveva cercato di seguire gli avvenimenti il più neutralmente possibile ma non potava negare che rimase deluso lui stesso dal flop di Lamarcus.
Siamo pronti urlò qualcuno da dietro le quinte, la luce in sala si spense, tra la folla calò il silenzio e si aprì il sipario.
Dopo molti minuti di invocazione, accadde qualcosa.
 Odore di zolfo. Odore di zolfo. Come da copione. Fumo. Una nube di fumo avvolse il palco. Fumo denso, quasi cristallizzato, immobile e avvolgente. Attraverso il fumo si intravedeva una figura. Una testa enorme, sproporzionata rispetto al corpo, purtroppo nessun altro dettaglio era visibile. Silenzio nel teatro, Lamarcus era fermo ai piedi del palco tutti i suoi muscoli erano in tensione. Le braccia allargate. Attimi di silenzio, interminabili. Il fumo che si rifiutava di diradarsi ora girava lenti vortici. Le fioche luci del palco facevano brillare i vortici qua e là. Parevano delle piccole galassie buie. Quando la voce cominciò a parlare il cuore di Wattman sobbalzò.
“io sono il Tempo, il Vettore, la Freccia, il Portatore della Luce che Crea lo Spazio. Io sono il Tempo che maschera la Verità. Io sono il Tempo che rimescola tutto, che fa rotolare le rose nel fango e che le fa appassire. Io sono il Tempo che premia tutto e poi il suo contrario, fino a che tutto non diventi lo Stesso. Niente più verità e niente più menzogna. La perfezione del creato nelle mie mani decade e muore. Io sono il Tempo che fa dimenticare i giusti. Io sono il Tempo, Creato con la creazione. Io sono necessario e io sono quel che devo essere come tu sei esattamente ciò che devi essere, non abbiamo scampo.”
All’improvviso calò un buio totale nella sala e per qualche secondo nessuno osò aprire bocca. Poi Lamarcus disse “è finita, se né andato” e a quel punto qualcuno accese le luci e il fumo si era diratato e il palco era vuoto. In quei pochi istanti, tra i meandri di quelle poche parole, Wattman si sentì strano, non voleva farsi suggestionare, ma non riuscì a fare a meno di provare una forte nausea, si sentiva tutto sotto sopra, riaffiorarono ricordi strani. Ricordi di solitudine, di oppressione, di terrore, tutti i suoi demoni riaffiorarono in pochi istanti a tormentarlo e in quel momento gli sembrò che l’Inferno era lì, in quella sofferenza che aveva scandito la sua vita come quella di tutti, ognuno a suo modo, ognuno nel suo Inferno privato. Quando finì tutto, cercò di ricomporsi velocemente, non pensava di cedere così alla suggestione.
Suggestione, quello doveva essere.
 In seguito, tra i pochi interessati, si aprirono varie diatribe sul cosa avesse detto esattamente il "Principe delle tenebre” visto che la voce infernale che pronunciò quelle poche parole non era proprio chiarissima. Insomma diverse persone avevano inteso cose diverse e le divergenze furono subito nette. Anche le diverse registrazioni dell’evento non davano esiti univoci. Ma di quei fatti, in seguito,  Wattman non volle interessarsi più.
Lamarcus invece non commentò mai l’incontro di quella sera. Anzi Lamarcus sparì proprio dalla circolazione. Wattman provò a contattarlo in ogni modo ma era come svanito nel nulla. Nessuno del suo entourage sapeva niente, o così dissero. Il giorno dopo mentre lo staff smontava e sgombrava la sala Wattman gironzolava pensieroso sopra il palco e dietro le quinte,  curiosando trovò nel vecchio impianto acustico del teatro una musicassetta con su scritto “Satana”. Wattman la prese e una volta a casa la ascoltò e scoprì che erano proprio le poche frasi pronunciate da Lucifero. Qualcuno aveva registrato sulla cassetta l’evento? La qualità era molto superiore a tutte le altre registrazioni che gli era capitato di sentire di quella sera. Era forse tutto una farsa? Qualche complice di Lamarcus aveva inscenato la cosa? Quando apparve sul palco Lucifero non era granché visibile e qualsiasi illusionista poteva ricreare una presunta apparizione dal nulla. Lamarcus aveva già compiuto diversi “miracoli” anche davanti ai suoi occhi. Ma lo erano davvero? O era semplicemente un ottimo truffatore?
sentiva di rimettere tutto in discussione.
Wattman tenne il nastro per se e non ne parlò con nessuno, non aveva voglia di alimentare qualcosa che non capiva.
Non aveva risposte e accettava la cosa, tante domande non hanno risposte.

fine.

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