mondo 3 parte 1



Nonostante quello che si possa pensare il turno di notte raramente offriva serate vuote o noiose.
Il Motel Rexx aveva un discreto giro di affari e una cerchia ristretta di clienti abituali. Ogni notte offriva almeno un piccolo spunto, o una piccola gemma per chi avesse voglia di restare sveglio. Questo però non era il caso del Sig. Minerva, il portiere di notte.
Dopo anni di notti dietro il bancone, ormai non prestava quasi più attenzione alla variegata umanità che si riversava ogni sera nel motel.
Amanti, prostitute con i loro clienti, clienti abituali con le loro prostitute, viaggiatori, camionisti, sbandati e drogati ormai non lo incuriosivano più.
Quella sera in particolare, il Sig. Minerva arrivò leggermente in ritardo alla consegna del turno. Il treno arrivò in ritardo e quindi gli toccò fare una corsa dalla stazione al motel che lo sfiancò e gli fece perdere quel poco di buon umore che gli aveva regalato il vino a cena.
Entrò trafilato e cominciò a lamentarsi dell’accaduto con il suo collega del turno precedente che sembrava scocciato per il ritardo, ma allo stesso tempo sollevato per l’arrivo di Minerva. Quando un collega per qualche motivo non si presentava al lavoro, toccava farsi il doppio turno. Malattie e permessi ovviamente erano sempre mal viste dal direttore e dai colleghi.
Il collega quindi, gli diede frettolosamente le consegne e se ne andò.
La prima ora del turno era sempre relativamente tranquilla. Dopo la mezza cominciava il via vai consueto, che durava più o meno fino alle tre o massimo quattro del mattino. Da lì fino alle sette del mattino e quindi la fine del turno, c’era anche modo a volte di schiacciare un pisolino.
Appena il collega del turno precedente mise in moto la sua macchina e partì dal parcheggio, Minerva aprì la porta della reception e si fermò a fumare una sigaretta, ne aveva bisogno prima di mettersi a lavorare, il suo animo era un po’ turbato.
Buttato il mozzicone, tornò dietro al bancone e si levò la giacca. Sulla scrivania lo attendeva una lettera. “Te l’ha lasciata il direttore” gli aveva detto il collega alla consegna della cassa. Sulla busta, in una brutta calligrafia, c’era scritto "per Minerva". Dentro, su un foglio riciclato c’era scritto, sempre a mano, sempre quasi illeggibile:
Minerva mi aspetti domani mattina dopo il turno. Ho una registrazione da farle vedere.
Quello che Minerva temeva era accaduto.
Quelle maledette telecamere!
Dannati occhi elettronici a cui nulla sfugge, perennemente vigili, non una pausa, non una distrazione!
Senza particolare motivo a volte gli capitava formulare pensieri con un linguaggio forbito ed aulico.
Sarà colpa della sua passione per la letteratura classica.
Ripiegò il foglio e lo rimise nella busta, cercando di non mostrarsi turbato e davanti alle telecamere si mise a lavorare, doveva trascrivere sul prospetto del giorno dopo le camere occupate che si sarebbero fermate un’altra notte e a matita aggiungere le prenotazioni previste in arrivo in giornata.
Il direttore, che era una persona diffidente al limite della paranoia, aveva installato telecamere ad ogni angolo del motel. Certo, la sicurezza era una valida motivazione, ma un paio di telecamere che puntavano il bancone erano lì apposta per spiare i dipendenti.
I primi clienti cominciarono ad arrivare: una coppia sulla cinquantina, punto blu, lui senza fede lei con, pagamento in contanti, stanza 102, idromassaggio. Il bancone si affacciava su uno sportello dal quale gli utenti in auto potevano già pagare e prendere le chiavi senza scendere.
Altro cliente: uomo sulla quarantina barba sfatta, un piccolo zainetto sulle spalle, scuro in volto. Probabilmente aveva litigato a casa. Pagamento con bancomat, camera 202. Senz’auto, qualcuno l’aveva accompagnato.
Ancora: Uomo sulla quarantina tutto sudato con zoccola sudamericana, camera 104.
Minerva cercava di distrarsi lavorando, ma la lettera del direttore l’aveva scosso. Cosa avrebbe fatto? L’avrebbe licenziato? Forse anche denunciato?
O sarebbe stata una buona occasione per chiedergli i doppi turni e gli straordinari non pagati? Forse avrebbe solo peggiorato la situazione.
Aveva sempre cercato di mantenere un buon rapporto con il direttore, alla sua età non aveva certo la voglia di mettersi a cercare un altro lavoro. Poi, dopo 2 anni che si trovava lì, aveva familiarizzato con i suoi colleghi, il motel, i suoi clienti e soprattutto lo stipendio che per quanto misero, gli faceva comodo.


Le due berline arrivarono verso mezzanotte, nere come la notte, splendidamente lucide. A velocità sostenuta varcarono il cancello aperto e si fermarono nel mezzo dello spiazzo che separava la reception dal blocco delle camere.
Minerva si alzò a guardare perplesso, per un paio di minuti nessuno scese dalle auto, si aspettava di vedere i soliti manager con prostitute appresso. La migliore clientela in quanto a mance, la peggiore in quanto ad arroganza. Fortunatamente o sfortunatamente capitavano da quelle parti di rado. I clienti abituali del motel in genere erano molto più modesti socialmente.
All’improvviso una portiera posteriore si aprì, un piede spunto esitante. Infradito e pantaloni bianchi. Ora Minerva era incuriosito. Mollò tutto, visto che nell’attesa aveva ripreso a lavorare. Si alzò per vedere meglio. Passarono secondi che sembravano interminabile e all’improvviso si aprirono altre due portiere e scesero tre individui all’unisono. Dalla seconda auto non scese nessuno.


mondo 3 continua...

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