odd parte 2
precedentemente in odd
Entrò nel vagone, era senza aria condizionata. Decise di sedersi al sedile
vicino alla porta, almeno così ad ogni fermata le sarebbe arrivata una zaffata
di aria, non fresca, ma pur sempre aria. Il treno stava arrivando alla stazione successiva e i freni erano entrati
in azione, il rumore di ferro che stride copriva anche la voce
dell’altoparlante che annunciava la nuova fermata. Se non fosse stata per la
vibrazione non avrebbe sentito il telefono squillare.
Appena vide il nome, decise di rispondere anche se fino a che il treno non di fosse fermano non sarebbe riuscita a sentire la voce che proveniva dall’altro lato. Lo fece solo per non perdere la chiamata, anche perché Dan chiama solo se è una vera emergenza. Sentiva che dall’altra parte proveniva una voce, ma non riusciva a distinguere una sola parola, se non avesse letto il nome, non avrebbe neanche capito chi fosse a chiamarla. Finalmente il treno si fermò e quel rumore infernale cessò.
Appena vide il nome, decise di rispondere anche se fino a che il treno non di fosse fermano non sarebbe riuscita a sentire la voce che proveniva dall’altro lato. Lo fece solo per non perdere la chiamata, anche perché Dan chiama solo se è una vera emergenza. Sentiva che dall’altra parte proveniva una voce, ma non riusciva a distinguere una sola parola, se non avesse letto il nome, non avrebbe neanche capito chi fosse a chiamarla. Finalmente il treno si fermò e quel rumore infernale cessò.
- Tess mi senti?
- Sì, sì ora si. Dimmi tutto.
- Io sono qui, tu tra quanto pensi di arrivare?
- Sono in metro, in due fermate sarò lì, appena scendo dal treno ti scrivo.
- Ok. A dopo!
- a dopo!
La telefonata si chiuse, il display del telefono si spense, Tessa continuò
a fissarlo come se questo fosse capace di darle ulteriori informazioni.
Chi sa cosa era successo questa volta? Dan aveva una nuova relazione con
certo Garrett, il primo ragazzo dopo aver fatto coming out con i suoi genitori.
Ancora non lo conosceva molto questo nuovo ragazzo, ma lei era sempre
iperprotettiva nei confronti di Dan, specie considerando che Dan è una di
quelle persone che non senza sforzi apre il proprio cuore agli altri, e poi ora
aveva solo lui.
Forse era di parte, ma per lei Dan è sempre stato il fratellino che non ha
mai avuto, e sin da piccola avvertiva il bisogno di proteggerlo, bisogno
cresciuto smisuratamente in quel giorno nel capanno della casa al lago di lei,
il giorno in cui lui le disse di essere gay.
Ricordava quel giorno come se fosse stato il giorno prima, era luglio, le
cicale facevano da soundtrack a quel discorso formato da parole che faticavano
ad uscir fuori, quasi fossero taglienti o troppo grandi per passare dalla
piccola bocca di un Dan sedicenne. Lei indossava una salopette di jeans con una
canottiera bianca, e le converse, quelle con le stelline e con i lacci di
colore diversi, in una scarpa era verde, nell’altra era giallo. Dan indossava
dei jeans, che un tempo erano lunghi e ora erano stati tagliati e sfilacciati,
e una maglietta color salmone con degli strappi qui e là che la facevano
sembrare più datata di quel che in realtà era. E poi c’era anche Jacob. Erano
entrati nel capanno perché era l’unico luogo in quella casa al lago dove si
riusciva a respirare in quel periodo, restava fresco grazie all’ombra del
grande albero che era lì accanto. Erano sdraiati sul materasso gonfiabile, che
anni prima i genitori di lei lo avevano preso in caso ci fossero stati ospiti.
Dalla radio uscivano le note di enjoy the silence dei depeche mode,
e loro in effetti si stavano proprio godendo quel silenzio, silenzio che fu
rotto da un ho bisogno di dirvi chi sono di Dan, seguito poi da mezze
parole, e quelle poche che erano state interamente pronunciate erano tutte
sconnesse tra loro, se non alcune anche inventate. Lì per lì iniziò a prendere in giro il suo amico, come faceva sempre quando
capiva che i sentimenti, le emozioni diventavano l’argomento principe della
conversazione, ma quando Jacob le posò una mano sulla spalla e con un cenno
lieve e delicato le indicò di guardare in direzione di Dan, Tessa incrociò lo
sguardo dell’amico e capì che in quella situazione avrebbe dovuto lasciare
fluire le emozioni di lui, aprire la sua diga emotiva e condividere il suo
flusso con il Dan fragile e scosso che aveva davanti ai suoi occhi...
Una fragorosa ferrosa frenata la risucchiò via dai suoi pensieri, era la
sua fermata. Mente scendeva dal treno scrisse a Dan, come d’accordo. Appena
emerse dalle scale vide dall’altro lato della strada Dan che stava cazzeggiando
con il cellulare, molto probabilmente stava solo facendo scorrere le varie
pagine della home del telefono, come per controllare che tutte le app fossero
ancora lì.
Ottimo lavoro
RispondiEliminagrazie
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