yin & yang finale

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precedentemente in yin & yang

La bambina con il vestitino bianco era lì, al centro dell’instabile casa, i piedi scalzi poggiavano sulle vecchie travi di legno che costituivano il pavimento di quella dimora cadente, lei era immobile e saldamente ancorata al pavimento, sembrava non avesse il fiatone per la corsa, né che soffrisse per aver corso nel bosco a piedi nudi. Era lì ferma, immobile, con le braccia lungo il corpo e il capo chino verso terra in totale ascolto dell’umidità fra le travi di legno del pavimento e i suoi piedi nudi.

La bimba con il vestito nero respirava a fatica, il suo piccolo petto si gonfiava e sgonfiava rapidamente, aveva paura, senza dare troppo ascolto alle sue sensazioni a piccoli, lenti, ma decisi passi si avvicinava all'altra bambina. Fino a quando le due furono l’una di fronte all'altra. Quella vestita in bianco aveva ancora il capo rivolto verso il basso, quella vestita in nero aveva il capo dritto ed era determinata a prenderla.

Erano l’una di fronte l’altra, in perfetto equilibrio, bianco nero, ying yang, irrazionalità, spensieratezza senso del dovere, quasi come se l’una avesse bisogno dell’altra per essere completa.

Si era stabilito uno stato di perfetto equilibrio in cui anche i loro respiri si erano sincronizzati nell'asincronia, la bambina bianca espirava, e la nera inspirava e vice versa, l’una lasciava entrare l’altra dentro di sé, fino a quando con un respiro profondo, la bambina di nero vestita, si fece coraggio, posò le sue manine sulle piccole spalle della bambina con l’abitino bianco, e, in una frazione di secondo, quest’ultima alzò lo sguardo e fissò dritto negli occhi l’altra bambina. La bambina con il vestito nero rimase immobile, era troppo attratta dagli occhi completamente bianchi dell’altra bambina, che proprio in quell'istante con una voce rauca, ma flebile disse se non lo vedi non vuol dire che non ci sia, la bimba dal vestito nero non fece in tempo a rendersi conto di ciò che era appena accaduto che l’altra spalancò la bocca mostrando una dentatura da demone, o almeno così fu percepita dalla bambina con il vestito nero, e lanciò un urlo disumano che fece tremare tutta quella struttura semidistrutta, ma senza farla crollare. La bambina vestita in nero istintivamente ritirò le braccia a sé, staccandole dalle spalle dell’altra bambina, appena lo fece un lampo entrò nella catapecchia e risucchiò via la bimba dagli occhi bianchi.

La bambina dal vestito nero si ritrovò sola nella casa fatiscente, non le era successo nulla, solo tanta paura. Ma ora aveva tante domande, perché l’altra bambina l’aveva voluta portare lì? Cos'era quel posto? A cosa si riferiva con quella frase? Ora dove era finita?

La bambina di bianco vestita non c’era più, ma come aveva detto lei stessa, se non si vede non è detto che non ci sia.

fine

Commenti

  1. Molto bella anche la terza parte del racconto, ma c'è un dettaglio che non mi torna: e il terzo bambino?

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  2. grazie Mau78 :)
    a mio parere la “scomparsa” del terzo bambino, che nella fase iniziale è stato un po’ il punto di riferimento della bambina con il vestito nero, può essere vista come una figura guida che dopo aver aiutato la bambina vestita di nero a diventare “grande” e ad affrontare le sue paure, la lascia andare avanti da sola per la sua strada...

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    1. Interessante spiegazione, non ci avevo pensato

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