yin & yang parte 2

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La piccola in seconda posizione, a differenza della prima, non riusciva a fare a meno di voltarsi indietro, per vedere lui, l’altro bambino che si era lanciato al loro inseguimento.
O solo al suo?
Ogni volta che lei si voltava indietro e incrociava lo sguardo dell’altro bambino si domandava se davvero ne valesse la pena, se davvero fosse sicuro, se non fosse troppo pericoloso.
Perché lui le diceva di stare attenta? Perché le diceva che era pericoloso? Perché però non le diceva di fermarsi? Perché non le diceva di aspettarlo? Perché continuava ad incoraggiarla ad affrontare quella folle partita ad acchiapparello?
Non avendo risposte a queste domande, ma solo adrenalina in circolo la bambina in nero continuò a correre all’inseguimento della bambina in bianco. Fino a quando non arrivò in una zona di bosco in cui gli alberi e gli arbusti erano meno radi, l’aria più pesante, mentre l’impalpabile pioggiorellina continuava a scendere dal cielo nascosto dalle fronde degli alberi che vivevano in quella porzione di mondo.
Non appena si rese conto che l'ambientazione intorno a lei era decisamente mutata, la bambina si fermò, si guardò intorno girando su se stessa, sembrò quasi che gli alberi avessero iniziato un girotondo intorno a lei, o come se si stessero facendo da parte, come se ora non era più il loro momento, e fosse giunta l’ora in cui la piccola vestita in nero prendesse maggior consapevolezza di quel che la circondava, di quel che le era attorno, di quel che era il suo corpo. Questa inspiegabile e nuova sensazione la spaventò ancora di più, la disorientò, non ricordava più da quale direzione fosse arrivata, provò a cercare con lo sguardo l’altro bambino, quello che era dietro di lei, ma… ma di lui nessuna traccia, nulla.
Il respiro accelerava sempre più, il cuore pulsava sempre più velocemente, la testa iniziava a girarle, iniziava a perdere l’equilibrio, gli alberi continuavano a giocare al girotondo… ad un certo punto tra gli alberi intravide una piccola figura bianca, ferma, immobile, che la fissava.
Era l’altra bambina, quella che stava inseguendo, quella da cui doveva stare attenta, quella a cui doveva impedire di fare tana libera tutti.
La bambina con il vestitino nero cercò di mettere a fuoco la figura dell’altra bambina che aveva davanti, ma era difficile, un po’ per via della stanchezza, un po’ per via della pioggia. In quegli istanti, pochi secondi, tutto si fermò, il respiro affannoso si regolarizzò, le pulsazioni diminuirono, l’adrenalina scese, il freddo iniziò a farsi sentire, sulla pelle spuntò la pelle d’oca e la paura le piombò addosso proprio nell’istante in cui la figura bianca riprese a correre.
Istintivamente, la bambina vestita in nero lanciò uno sguardo dietro di sé, per cercare l’altro bambino, di cui però c’era solo il ricordo… si fece coraggio e riprese a inseguire il suo uguale e contrario.
La ritrovò all’interno di una vecchia casa di legno, così diroccata e fatiscente che meravigliava il fatto che restasse ancora in piedi. Come una vittima, la casa suscitava nella bambina con il vestito nero sensazioni di fragilità, debolezza, paura, ma nonostante la casa fosse così precaria sapeva che anche lei sarebbe dovuta arrischiarsi ad entrare al suo interno.

yin & yang continua...

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