yin & yang parte 1

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Il bosco era umido, una pioggerellina sottile, ma inesorabile scendeva dal cielo grigio, l’odore di muschio e freddo entrava prepotentemente nei polmoni, le foglie degli alberi e dei cespugli erano di un verde intenso e brillante, e questo contribuiva a rendere l’ambientazione quasi confortevole, ma non abbastanza da far abbassare il ritmo delle pulsazioni del cuore. La solita ambientazione gotica capace di accarezzare senza farti sentire a tuo agio.  
Il crepitio delle foglie cadute, quello dei rami a terra che venivano rotti appena li si calpestava ed il respiro affannato per la corsa dei tre bambini erano gli unici rumori che si potevano sentire anche a distanza di chilometri.
Un po’ come se in quel bosco non ci fosse nessun altro.
Pareva che i tre bambini fossero l’uno all’inseguimento dell’altro, come in un acchiapparello in tinte troppo scure per essere semplicemente un gioco da bambini.
Una delle bambine era avanti, era vestita di bianco e senza scarpe, l’umidità le aveva afflosciato il merletto del vestitino, questo sembrava non preoccuparla, come neanche il dolore ai piedini, a vederla era come se fosse la rappresentazione materiale della libertà, della leggerezza e della spensieratezza, come se fosse la parte più irrazionale, istintiva ed emotiva di ognuno di noi. Era chiaramente percepibile che la sua unica preoccupazione era di riuscire arrivare da qualche parte. Forse una tana per poter fare “tana libera tutti”.
Forse era questo il motivo per cui correva, correva, senza mai voltarsi a guardare gli altri due bambini.
A pochi metri di distanza dalla prima bambina ce ne era un’altra, era vestita di nero e aveva delle scarpette nere e lucide, di quelle con il buco sul dorso del piede. Le scarpe lasciavano intravedere un calzino bianco di quelli tutti ricamati e con un giro di merletto alla caviglia. In alcuni dei forellini dei calzini ricamati vi si erano impigliati dei rametti. Sulle scarpe lucide, invece, si erano aggrappate delle goccioline di umidità, forse portate via dal terriccio ancora umido per via della pioggia.

La bambina vestita in nero correva anche se era ormai stanca, il suo respiro si era fatto fortissimo e il piccolo cuoricino batteva all’impazzata, ma dentro di sé sapeva che non poteva fermarsi, non poteva arrendersi, doveva necessariamente essere lei a impedire il grido “tana libera tutti”. Era come se fosse la rappresentazione materiale della razionalità, del senso del dovere e dell’impostazione di ognuno di noi. Per questo, mentre correva verso una destinazione a lei del tutto ignota continuava a chiedersi se ci sarebbe stato davvero una tana libera tutti…


yin & yang continua...

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