oltretomba parte 4




precedentemente in oltretomba 

Gli assistenti e il signor Morget si fiondarono su Marcos, disteso per terra. <Ok fate un po’ di spazio, questa fase è delicata> il signor Morget, piantò una siringa nel braccio di Arda Bogut e lo schiaffeggiò con delicatezza. <Tenetelo sollevato, Arda mi senti, Arda? Sono il Dott. Morget. Dai Arda sveglia bello, è finita.>
<Incredibile - esultava Morget - hai visto Jaques! La forza della suggestione! Non è stato nemmeno colpito ed è venuto giù secco! Te lo avevo detto che avrebbe funzionato comunque anche con la pistola! Fantastico!>
Eva era lì per terra a fissare la gente che affollava il parco senza capire che diavolo stesse succedendo, era diventata pazza ne era sicura. Era rannicchiata contro un albero. Allungò la mano verso la pistola, tremante se la puntò alla tempia. In quel momento venne bloccata dall’aiuto regista.
<Buona Jill, va bene che è a salve ma non è il caso, Signor Morget, venga a svegliare Jill per favore!> urlò Karl, l’aiuto regista, tenendo Eva per le braccia.
Morget si rifece serio e si avvicinò a passo deciso. Poi si inginocchiò davanti a Eva.
<Va bene Jill guardami negli occhi> disse mentre preparava una siringa.
<Non mi chiamo Jill, chi diavolo siete?> disse Eva con un filo di voce.
<Tranquilla tra poco ricorderai tutto.> L’aiuto regista aiutò Morget a tirare su la manica della maglia di Jill, le tenne ferma il braccio e le fecero l’iniezione.
<Ora guardami Jill, rilassati, lasciati andare. Tu sei Jill Mclean, nata a Melbourne, sei un’attrice, Eva era solo la tua parte in questo film. Ora sei di nuovo te Jill Mclean. Fino alla prossima scena almeno.> Morget scoppiò in una risata fragoroso. <Su cara sei apposto, riprenditi pure con calma.> Morget si tirò su e si scrollò i fili d’erba dai pantaloni, allontanandosi verso il bugigattolo del regista.
Jill era ancora attonita, affianco a lei c’erano Karl e Anna della produzione. Jill li guardava mentre i suoi ricordi, la sua personalità e tutta la sua vita riaffioravano. Era come risvegliarsi dal sonno. Eva, era ancora reale, tangibile, tutto quello che aveva provato era ancora con lei e non riusciva ancora a capacitarsi che era tutto finito. In quei momenti sembravano ancora coesistere tutte e due Jill, l’attrice e Eva la disperata. Nessuna delle due sembrava più reale dell’altra.
<Dai è andata, Jill, sei stata bravissima, ora hai un paio di giorni di riposo, poi vediamo cosa decide il capo.>
<Jill! Cazzo che sballo! Che sballo!> Arda stava andando verso la roulotte accompagnato dalla sua assistente e intanto saltava e gesticolava con le braccia, ad ogni risveglio era sempre euforico. Jill lo guardava allontanarsi e non riusciva più a riconoscere l’uomo per il quale aveva provato passione e dipendenza così profonde.
Karl e Anna aiutarono Jill ad alzarsi, il sole era tramontato e la vegetazione del parco era solleticata da una leggera brezza fresca, l’aria era limpida il cielo era illuminato da una luna che non ricordava di aver mai visto così grande e splendente. Tutto sembrava così vivo e reale. In lontananza alcuni addetti stavano trainando il bugigattolo del regista.
<Sembra che sia soddisfatto del girato, se non esce da lì vuol dire che sta già montando le scene.> disse Karl accennando con la testa verso la cabina di regia mobile.
All’improvviso Jill si ricordò di Margot <Dov’è Marg… ehm, Thea, l’avete svegliata?>
Oh sì, l’abbiamo recuperata mentre correva nel parco, sarà già in albergo, chissà se è la volta buona che partiamo per la Francia> disse Anna con tono sconsolato.
Già la Francia, la sceneggiatura proseguiva con la fuga di Margot in Francia a cercare di rifarsi una vita e dimenticare. Che cazzata di storia. Non ne poteva più di quel film. Ma tanto per lei era finita lì. La sua parte era finita e non avrebbe girato altro, anche se glielo avessero ordinato. Era un metodo di lavoro folle, non sa come diavolo aveva fatto ad accettare, La disperazione, le droghe, il sesso erano cose che si simulavano e basta di solito, nessun attore doveva farle per davvero, solo un coglione eccentrico come Gustav poteva aver preteso una cosa del genere. Oh sì a Cannes gli daranno tutti del genio. Ma vaffanculo. Jill era furiosa.
<Anche se abbiamo dovuto fare qualche correzione, tutto sommato mi sembra che sia andato tutto bene, penso anche io che gli piacerà,> disse Karl.
<Quale correzione?> Chiese Jill.
<Bè ad un certo punto ti sei un po’ arenata, non prendevi iniziativa e stavamo perdendo molti giorni e qui abbiamo dovuto un po’ rimetterti in carreggiata, piccole correzioni, il debitore di Marcos per esempio. La sensitiva era un piano di riserva diciamo già previsto nel copione di Thea per situazioni del genere, un'idea del capo, ovviamente. Ed ha funzionato infatti. Il fatto era che non sapevamo come farvi incontrare per caso e tu ti sedevi sempre sulla stessa panchina ogni giorno e quindi a Jacques è venuta in mente l’idea del pacco da ritirare all’ufficio postale lì davanti. È un vero genio.>



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