caro babbo natale parte 2
precedentemente in caro babbo natale
Aveva già imprecato diverse volte.
Aveva
maledetto alcuni dei personaggi cari ai cristiani.
Non so se
Gesù avrebbe voluto averla a casa sua dopo quel che mia madre aveva detto.
Avrei voluto
che Gesù le avesse detto che era contento del pensiero, ma che avrebbe
preferito che lei, mia madre, fosse tra gli assenti al suo compleanno.
Non lo ha
fatto.
Gesù non ha
detto né a me, né a mia madre di non andare da lui.
Di corsa, era
già tardi, siamo saliti in macchina. Era freddo.
In quei
giorni c’era la neve ed era sempre freddo, quando uscivamo mia madre apriva il
cancello, io aspettavo che tornasse alla macchina per salire insieme a lei, e
nel frattempo che mia madre apriva il cancello io facevo finta di fumare.
Ovviamente non fumavo davvero, era il freddo che faceva uscire una nuvoletta di
vapore dalla mia bocca. Io mi sentivo grande in quei momenti. Ma quel giorno
era tardi per giocare, e dovevo essere grande davvero, non potevo giocare al
bambino che fa finta di essere grande, dovevo esserlo davvero, specie dopo quel
che era successo in casa.
Mia madre
salì in macchina senza dire nulla, io salii dietro, la madre di mia madre salì
davanti, al posto del passeggero.
A volte mi
faceva paura quella donna. Era cattiva.
Era per colpa
sua se mia madre aveva cambiato umore.
Era per colpa
sua se stavamo andando in chiesa in totale silenzio, un silenzio pesante come
un macigno.
Io ero seduto
dietro, ma ero seduto dal lato del guidatore, dietro mia madre. Non volevo
stare seduto dietro la madre di mia madre.
Pensavo che
stando seduto dietro mia madre lei mi avrebbe sentito vicino, che il suo umore
sarebbe migliorato.Ma non fu
così. I muscoli del suo viso diventavano sempre più tesi, le guance sempre più
rosse, con qualche striatura di rosa tenue, le labbra erano ormai scomparse dal
suo volto.
Però lei era
concentrata sulla strada, sulla guida, sul volante, sul non schiacciare troppo
il pedale del freno per non slittare sull’asfalto ghiacciato, sul non premere
troppo il pedale dell’acceleratore per non perdere il controllo
dell’automobile.
Io quel
giorno non volevo andare in chiesa, volevo restare a casa, in pigiama e con il
completino intimo delle renne di Babbo Natale, a guardare la maratona di
programmi in tema natalizio che ci sarebbe stata in televisione. Da Christmas
Carol della Disney, con zio paperone dei panni del signor Scrooge, a Mamma ho
perso l’aereo ed il Grinch.
Ma quel
giorno non vidi nessuno di quei programmi.
Eravamo quasi
arrivati alla chiesa, quando la madre di mia madre disse qualcosa, non ricordo
cosa, ricordo solo la reazione di mia madre, si agitò ancora di più, si
innervosì, urlò, la foga dell’urlo le fece schiacciare troppo il pedale
dell’acceleratore, la macchina prese a scivolare sul ghiaccio, io fui sbattuto
dall’altro lato della macchina, il lato dietro la madre di mia madre, sbattei
la testa contro la parte interna della portiera. Mia madre cercò di riprendere
il controllo della macchina, ma questa aveva iniziato a girare su se stessa e a
scivolare lateralmente fino a invadere l’altro lato della corsia, fino ad
andare verso la scarpata che costeggiava la strada, fino a scivolare via, fino
a ribaltarsi, fino a rotolare su se stessa una volta, due volte, tre volte,
quattro volte…
Quando
riaprii gli occhi mi faceva male tutto, avevo freddo, avevo paura, avevo di
fronte a me una persona vestita di arancione, con addosso quella giacca
catarifrangente, e mi chiedeva se riuscivo a sentirlo, o sentirla. Non ricordo
se fosse un uomo o una donna. Prima di chiudere di nuovo gli occhi provai a
chiamare mia madre, non so se ci riuscii.
Commenti
Posta un commento