rivoluzione automatizzata parte 3



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Le manifestazioni si susseguirono con crescente successo, non solo davanti al parlamento ma pure davanti ai municipi di diverse città. I partecipanti aumentavano e migliorava pure la qualità delle manifestazioni. Umanimatic sempre più interattivi si esibivano in slogan pre-registrati, balli e danze.
Chi partecipava ad una prima manifestazione registrava il tutto nella memoria della macchina, che poi poteva replicare il tutto da sola, esattamente come per i mestieri domestici. Comodamente dal divano di casa propria si dava il “via” alla macchina che ormai faceva tutto da sola. Manifestare per i propri diritti mentre si guardava la tv a casa non aveva prezzo, qualcuno scendeva da casa insieme alla sua macchina, una andava a manifestare l’altro al cinema. Impostandola da remoto si poteva fare il tutto pure dal mare o dalla settimana bianca.
Chiaramente le manifestazioni lasciarono il governo del tutto spiazzato. Buchi legislativi enormi paralizzavano l’azione dell’esecutivo. Si potevano arrestare dei robot? Gli si poteva rimuovere come auto in doppia fila? I vigili tentarono ad un certo punto di rimuovere le macchine, ma la cosa si era dimostrata non così semplice le macchine pesavano e se avevano il blocco inserito erano anche difficili da spostare. Montacarichi non ce ne erano in dotazione. Chiamare il carro attrezzi impiegava tempo e non si riusciva a portarne via più di una alla volta.
Si stava studiando un metodo per “spegnere” le macchine ma le ditte produttrici avevano fatto un buon lavoro a crittografare il segnale. Quindi si decise di indire un bando pubblico per assegnare a qualche ditta lo studio e la soluzione del problema, mentre dall’altro lato si cercava di mettere giù qualche decreto legge che arginasse il problema. Fatto sta che trovare un accordo all’interno della grossa coalizione di governo che comprendeva ben 15 partiti dalle estrazioni più diverse era sempre laborioso.
La questione non si sbloccava ed il successo delle manifestazioni era ormai incontenibile. Le ditte produttrici dell’umanomatic intanto tentavano di cavalcare l’onda, nuovi modelli sempre più agili ed intelligenti venivano messi sul mercato, strizzando l’occhio velatamente alle manifestazioni. Il governo aveva tentato di fare pressioni pure su di loro, ma il boom del mercato fece sì che le multinazionali rispondessero picche, sostenendo che i modelli erano uguali per tutta l’Europa e che non avevano intenzione di personalizzare le loro macchine, con conseguente aumento della spesa, solo per fare un favore al governo italiano. Solo una nuova legge avrebbe sbloccato la situazione. I più paranoici, invece, vedevano nell’immobilismo del governo e nelle mosse delle case produttrici un chiaro disegno volto a garantire il successo delle manifestazioni. A quale scopo era difficile da dire, o almeno ognuno aveva la sua idea. C’era chi pensava che il paese era considerato come un enorme laboratorio sociale dove le Eminenze Grigie potevano giocare a sperimentare. Evidentemente volevano vedere che effetto avrebbero sortito le manifestazioni. Qualcun altro invece pensava che si lasciava fare per un po’, solo per reprimere con durezza e collari al collo (o chip sottocutanei, anche quelli erano gettonati) dopo.

Nel frattempo la vita di Gianni era cambiata radicalmente.
La stampa si era fiondata sulla notizia ed era riuscita a scovare tutti gli ideatori delle manifestazioni. Scandagliando la pagina ufficiale del movimento e seguendo gli umanomatic fino a casa, erano arrivati da Gianni dopo la seconda manifestazione, quando ormai era chiaro che si aveva tra le mani un nuovo fenomeno mediatico. Gli furono chieste interviste, ma insieme agli altri, si decise di non rilasciarne, anche al fine di creare un certo alone di mistero e fascino.
Ma oltre la stampa la cosa interessò anche il professor Tamtam, quello della Super religione. Con grosso stupore Gianni trovò una mail del professore che si congratulava e che si dichiarava molto entusiasta.
I messaggi tra i due si intensificarono e si accordarono di vedersi magari durante una manifestazione.
Il professor Tamtam era un omino minuto e occhialuto dai modi gentili. Arrivò a Roma la vigilia di una manifestazione, alloggiò in un lussuoso hotel del centro e si accordò con Gianni di vedersi il giorno dopo in mattinata.
Si incontrarono nella hall dell’albergo, il Dott. Tamtam era accompagnato dalla sua procace assistente e interprete Linda. Parlarono del più e del meno e si accordarono di vedersi nel pomeriggio a casa di Gianni, che ormai era un po’ il quartier generale del movimento. La manifestazione era fissata per le sei del pomeriggio, il Dott. Tamtam e Linda si presentarono da Gianni alle quattro. Il professore aveva su un completo a scacchi e un vistoso papillon rosso e blu, i capelli radi e corti coprivano una testolina ovale, piccoli baffetti coprivano le labbra sottili e violacee.  Linda portava uno striminzito completo blu. Insieme a Gianni lo aspettavano diversi ragazzi del movimento. Wilma era stata tirata a lucido per l’occasione visto che il professore avrebbe assistito a tutte le “fasi” della manifestazione.
Gli ospiti furono fatti accomodare, caffè e pasticcini, il professore senza chiedere il permesso si accese un cubano enorme. All’inizio il professore sembrava un po’ malmostoso. Gianni seppe più tardi che erano stati in giro tutta la mattina in cerca di un teatro dove fare una convention sulla Super religione che il professore stava mettendo appunto. Tuttavia il giro non portò a nulla di proficuo. I prezzi erano troppo alti e ormai il professore aveva già venduto tantissimi biglietti anche se luogo e data erano ancora tutte da definire.
Il professore quindi passò subito all’attacco. Sostenne che il movimento vivacchiava alla giornata e non aveva una chiara visione del futuro. Cosa volevano le manifestazioni? Cosa proponevano? Lamentarsi andava bene per le fasi iniziali, ma poi bisognava elaborare una visione per il futuro. L’attacco del professore arrivato in differita grazie alla traduzione di Linda che era riuscita grazie al sorriso a trentadue denti e alle sue forme che distraevano la maggior parte dei presenti, ad addolcire la pillola, ma le parole del professore avevano fatto centro.
Non avevano una visione.
Tutto era nato così per caso e gli eventi si susseguirono senza aver modo di ragionare a fondo. Del resto nessuno era più abituato a farlo. La cosa rimase sospesa per aria mentre i ragazzi si preparavano alla manifestazione. Il Dott. Tamtam sembrò sciogliersi un po’ e seguì con grande interesse tutte le fasi. Quando tutto era pronto Wilma partì in automatico: aprì la porta di casa, chiamò l’ascensore, arrivò in strada e percorse quei tre chilometri che separavano la casa di Gianni da Montecitorio. Per strada molte persone fotografavano la macchina e nelle vicinanze del parlamento Wilma incrociò molte altre umanomatic. Il professore visse il tutto grazie alla telecamera piantata su Wilma che gli permetteva di vedere sul pc quello che vedeva il robot. Il dottore visse tutti i momenti della manifestazione con rapimento. Quando tre ore dopo Wilma tornò a casa, scoppiò un convinto applauso. Il professore era conquistato dalla capacità delle macchine di eseguire una manifestazione con estremo ordine, disciplina e senza alcuna violenza, vera mina di molte manifestazioni umane.
Poco prima di congedarsi e dopo aver invitato tutti a comprare un biglietto per il suo convegno, il professore disse che a suo parere bisognava portare il ragionamento alla base delle manifestazioni “le macchine lo fanno per noi e lo fanno meglio” fino alle sue estreme conseguenze. Le macchine potevano governare meglio di noi.  L’idea colpì tutti i presenti, quella stessa sera il comitato tecnico delle manifestazioni si mise al lavoro.


rivoluzione automatizzata continua...

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