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la fuga di mirek finale

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precedentemente in la fuga di mirek Un rumore di passi che si avvicinavano lo scosse, almeno tre persone si stavano avvicinando da sud. L’avrebbero punito per il tentativo di fuga? La scarica di adrenalina lo rafforzò, fece appello ad ogni energia residua ed arrivò fino in cima. Non sapeva come scendere ma rimanere lì in cima lo esponeva, senza pensarci si buttò giù oltre il muro. Atterò pesantemente su un fianco. Perse i sensi per qualche minuto. Quando si destò alzò gli occhi e vide l’esterno del muro, era fuori! Continuò a fissare il muro per alcuni minuti, non sicuro di riuscire a muoversi, una scritta sul muro, fatta da qualcuno con lo spray, attirò la sua attenzione anche se non riusciva a capirla, in italiano c’era scritto “i vostri disastri vi hanno portato a questo”. Gli sarebbe piaciuto capire cosa dicesse. Il braccio ed il fianco sinistro gli facevano malissimo. Si domandava quando si sarebbero accorti della sua assenza, avrebbero mandato i droni? Chissà se li avevano

come l'oceano parte 2

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precedentemente in come l'oceano Gocce di sudore gli scendevano lungo la schiena. Doveva calmarsi, non poteva uscire in quello stato, le mani gli tremavano, la testa gli girava, le gambe stavano perdendo la loro forza, come se all’improvviso i muscoli si fossero atrofizati. Cercò di riprendere il controllo di sé. Infilò una mano nella tasca, trovò le chiavi, infilò l’altra mano nella tasca, questa volta trovò quel che cercava, il pacchetto di sigarette, lo aprì, estrasse l’accendino e la sigaretta. Era l’ultima. Quella del desiderio. Era uno stupido gioco che continuava a fare, anche se non credeva a queste cose, ma ormai il fatto di girare la prima sigaretta del pacchetto e fumarla per ultima era un’abitudine, un gioco, un divertimento che si era trasformato in abitudine, perdendo la suggestione iniziale, era solo un gesto automatico. Non esprimeva neanche più il desiderio. Nonostante ciò, ogni volta che accendeva la sigaretta del desiderio una strana smorfia - for

la fuga di mirek parte 3

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precedentemente in la fuga di mirek Il CUS si ergeva su una collina che dominava tutta l’area, con vista sulla non lontana costa. Tutta la città, che un tempo sorgeva intorno al vecchio castello, ora era del tutto deserta, eccezione fatta per il comando e gli alloggi della polizia penitenziaria che si trovavano all’interno delle mura che delimitavano il vecchio borgo medievale. Mirek si infuriò con se stesso per essersi addormentato, non aveva potuto vedere  e valutare le mura e le misure di sicurezza della struttura dall’esterno. Scesi dalla corriere i detenuti furono scortati all’interno della struttura principale. Furono alloggiati all’ultimo piano in due per ogni stanza. Entro un mese sarebbero morti tutti gli ospiti della struttura. Mirek si ritrovò in stanza con una signora italiana, fu sorpreso a non ritrovarsi con un uomo ma forse queste distinzioni a quel punto erano inutili. Come scoprì il giorno dopo in quasi tutte le stanze furono sistemati un uomo ed una donna.

come l'oceano parte 1

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Penso ci siano momenti in cui devi trasformare i sentimenti in parole perché vengano capiti.  (Hiromu Arakawa)  Kiyoshi Era il 12 settembre 2005, era un lunedì, e come la maggior parte dei lunedì non era né facile né felice. Quella mattina Kiyoshi si era svegliato con un pensiero, non del tutto sconosciuto, in testa. In parte lo conosceva, aveva imparato a convivere con quel pizzicore tra i pensieri. Nonostante il peso di questo tarlo spostò le coperte, si sedette sul letto, cercò con i piedi le pantofole, senza trovarle si alzò e si diresse verso il bagno a piedi nudi. Quella mattina lo infastidiva anche il suo stesso riflesso. Non che fosse più brutto del solito, ma quel giorno non riusciva proprio a guardarsi dentro. Quel giorno il riflesso non gli restituiva la sua immagine esterna, ma quella più nascosta, riusciva a scorgere, in quegli occhi riflessi, la sua paura, i sensi di colpa, il dolore. Solo a guardarsi si sentiva, si vedeva, come un impotente che dal

la fuga di mirek parte 2

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precedentemente in la fuga di mirek Mirek non era mai stato facoltoso, un visto per l’estero non se lo sarebbe mai potuto permettere. Il suo amico d’infanzia Hans, che si preparava ad emigrare in Libano con la moglie, gli aveva offerto un aiuto economico per potersi trasferire pure lui, ma Mirek era un tipo orgoglioso ed aveva sempre rifiutato. In realtà non aveva mai deciso cosa avrebbe fatto. Sicuramente non voleva farsi ammazzare dallo stato, tutto sommato a livello di salute era ancora messo bene. In cuor suo era sempre stato fiducioso che la Federazione avrebbe cancellato quella barbarica legge prima che fosse toccato a lui. Come poteva la gente tollerare un genocidio del genere? Come potevano i familiari accettare di buon cuore di vedere i propri genitore uccisi solo perché vecchi? Purtroppo i fatti non diedero ragione a Mirek. Gli effetti positivi che la legge ebbe sull’economia europea fecero chiudere un occhio a tutti. La coscienza veniva messa a tacere dal portafogli

quando esplode un pomodoro

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-Come stai? -Non so, non riesco a capirlo -Ma come non riesci a capirlo? Hai qualche problema? -No, non penso... -È successo qualcosa? -Non mi sembra -E allora cos’hai? -Nulla, è solo che a volte penso, e forse… sai, forse penso troppo -E allora non pensare -Ma come faccio? Non riesco mica a fermarlo, è una cosa che va da sola -E allora dimmi, a cosa stai pensando? -Penso che tutti abbiamo paura di qualcosa, non ci sono donne o uomini senza paura. -Dici? -Sì, dico! Tu non credi? -Non so, molti, almeno all’apparenza, sembrano non aver paura di nulla -Secondo me loro o sono incoscienti o mentono -E perché dovrebbero mentire? -Semplice, perché avere paura fa paura. Tu non hai paura di nulla? -Di cosa dovrei aver paura? Che mi succeda qualcosa di brutto? Che mi entrino i ladri in casa? -No, non di queste stupidaggini... Non hai paura di... di sentire? -Sentire? E cosa dovrei sentire? -Ah bo, paura di amare o di essere amato, paura di essere r

la fuga di mirek parte 1

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The river flows outside of town, away from dirt, away from crowds, and if I could follow it to the sea I'd wash the sweat right off of me. So break my legs and weigh me down, throw me in, but I won't drown, I'll float away, go down the stream. The river flows outside the city. Carthago est delenda, Million Dead Mirek Schleck scavalcò il dannato muro che lo separava dal mondo; sarebbe evaso oppure sarebbe morto nel tentativo. Ormai a quasi settant’anni non poteva certo riprovarci, il suo fisico non gliel’avrebbe permesso e soprattutto la polizia pensionaria non gliel’avrebbe permesso. Ormai il suo tempo era quasi scaduto. Era stato trasferito al Centro Ultimo Saluto, situato in una piccola località della costa adriatica italiana, una settimana prima e ormai mancavano solo due giorni al suo compleanno. Due giorni dopo gli avrebbero somministrato la dose letale che avrebbe posto fine alla sua vita. Questa era la prassi ormai da circa sette a