la fuga di mirek parte 2

fuga-mirek-storie-arrugginite


precedentemente in la fuga di mirek


Mirek non era mai stato facoltoso, un visto per l’estero non se lo sarebbe mai potuto permettere. Il suo amico d’infanzia Hans, che si preparava ad emigrare in Libano con la moglie, gli aveva offerto un aiuto economico per potersi trasferire pure lui, ma Mirek era un tipo orgoglioso ed aveva sempre rifiutato. In realtà non aveva mai deciso cosa avrebbe fatto. Sicuramente non voleva farsi ammazzare dallo stato, tutto sommato a livello di salute era ancora messo bene. In cuor suo era sempre stato fiducioso che la Federazione avrebbe cancellato quella barbarica legge prima che fosse toccato a lui. Come poteva la gente tollerare un genocidio del genere? Come potevano i familiari accettare di buon cuore di vedere i propri genitore uccisi solo perché vecchi?
Purtroppo i fatti non diedero ragione a Mirek. Gli effetti positivi che la legge ebbe sull’economia europea fecero chiudere un occhio a tutti. La coscienza veniva messa a tacere dal portafogli sempre più pieno. Ormai la legge era un dato di fatto, collaudata ed efficace. Sembrava che tutti accettassero di fare quella fine un giorno pur di vivere oggi meglio. E forse non avevano torto. Mirek non ce l’aveva con lo stato, non ce l’aveva con la società, forse un po’ li comprendeva.
Vivere fino a diventare vecchio e decrepito al punto magari di non essere più indipendente non lo aveva mai entusiasmato. In effetti negli ultimi anni aveva pensato di darsi alla pazza gioia. Pensava che forse era il caso di godersi a fondo la propria pensione e gli ultimi anni di vita. Viaggi, cene magari prostitute. Insomma accelerare un po’, magari, una morte naturale. Molti lo facevano. Ma a lui la cosa non riusciva molto, diciamo che nessuna di queste cose alla lunga lo appagava. Preferiva passare il tempo a casa o al bar a leggere il giornale. Era davvero contento di passare la vecchiaia in modo tranquillo e sereno, l’orto dietro casa era la sua unica passione.
I figli non sembravano prendere male la cosa. Lo venivano a trovare come sempre a cadenza regolare con i nipotini, ma l’argomento non veniva tirato in ballo. Con l’avvicinarsi della data la cosa diventava imbarazzante, ma nessuno di loro sembrava preoccuparsene.
Alla fine il tempo passò piuttosto rapidamente, Mirek non prese nessuna decisione concreta e finalmente, ad un mese esatto dal suo settantesimo compleanno arrivò la notifica della questura.
Non poteva lasciare la città fino a quando non lo avrebbero prelevato due settimane dopo.
Avrebbe dovuto avvisare i figli ma decise di farlo solo all’ultimo, non voleva creargli ulteriori imbarazzi. Avrebbero ereditato in automatico i suoi bene e quindi non gli doveva altro. Tuttavia due giorni dopo decise di passare dal suo avvocato per cedere già da subito la casa e l’auto ai due figli. Si tenne per se solo poche migliaia di euro. Ormai l’idea della fuga cominciava a prendere forma nella sua testa. Dopo l’avvocato fece un’ultima tappa da un vecchio amico che gestiva un’agenzia viaggi con diversi contatti in Italia.
Le due settimane passarono, il mattino alle 8 la polizia pensionaria si presentò alla porta per prelevarlo. Mirek era già pronto, con la sua valigia accanto alla porta, dalle 6.
La sera prima aveva avvisato telefonicamente i figli, tutti e due si dimostrarono molto contrariati ed arrabbiati per il fatto che non li aveva avvisati prima, promisero di andare a trovarlo al centro di raccoglimento prima del trasferimento al C.U.S..
Durante il viaggio sulla camionetta della polizia, Mirek fu colto dai dubbi e dai rimorsi. Perché diavolo non aveva accettato i soldi di Hans? A quest’ora sarebbe stato libero di vivere ancora, certo lontano da casa, ma poteva pur sempre tornare in visita. Poteva aggiungere a quelli i soldi della vendita della casa (i figli sarebbero sopravissuti bene anche senza l’eredità) e non avrebbe avuto problemi fino alla morte. Se solo non fosse stato così stupidamente orgoglioso!
Il suo fumoso piano di fuga ora gli sembrava stupido e irrealizzabile. Anche perché non aveva un vero piano, si era semplicemente affidato all’improvvisazione.
Al colmo della sua depressione arrivarono al centro di raccolta che altro non era che una ex casa di cura per anziani. Fu sistemato in una stanza singola al secondo piano. Il centro era semi vuoto, nei cinque giorni che passò lì, vide solo una decina di anziani che si aggiravano come zombie per i corridoi ed in sala mensa. Per contro invece la sorveglianza era ben nutrita. Oltre a guardie robot lungo tutto il perimetro c’erano molte guardie nei vari piani e nelle varie sezioni. Era quasi certo che c’erano più guardie che detenuti. La fuga andava rimandata al trasferimento.
Tutto ciò non fece altro che deprimere ancora di più Mirek: quando il secondo giorno di detenzione vennero i figli a trovarlo, scatenò contro di loro la propria rabbia. Disse che non voleva né vederli, né salutarli e li cacciò in malo modo. Solo pochi giorni dopo se ne sarebbe pentito. Si decise a chiamarli solo il giorno della partenza e alla fine rinunciò. Era destinato a un C.U.S in Italia. Il viaggio era previsto su uno dei famosi “treni della morte” che raccoglievano anziani da tutta la regione e li portavano verso i C.U.S italiani.
Il “treno della morte” partì dalla stazione di Dresda, da un binario ben lontano dagli altri, un lunedì mattina e si fermò a raccogliere detenuti lungo tutto il tragitto.
Dopo circa mezza giornata e una decina di fermate, tutti i posti erano occupati. Purtroppo per Mirek anche qui la sicurezza era molto serrata. Pattuglie di polizia penitenziari scortavano su i proprio detenuti ad ogni fermata e ad ogni vagone stazionavano almeno 2 agenti. Il viaggio si concluse nel tardo pomeriggio alla stazione di Milano dove i diversi detenuti venivano smistati verso diversi CUS.
Mirek si trovò caricato su una corriera insieme ad un gruppo di ungheresi:5 uomini e 2 donne, che non parevano per nulla preoccupati dalla prospettiva che li attendeva. Era quasi sicuro che avevano avuto modo di ubriacarsi. Il fatto più fastidioso era che cercavano di coinvolgerlo nella loro baldoria pur non parlando altro che ungherese. In particolare quello che pareva essere il “capetto”, era parecchio invadente e stucchevole.
Mirek riuscì a liberarsi degli ungheresi solo quando, esausto, cadde in un sonno profondo. Si svegliò all’alba quando la corriera era finalmente arrivata a destinazione. Il CUS di Gradara era una vecchia fortezza medievale, in passato meta turistica, che con qualche ritocco, divenne uno dei principali CUS di tutta Europa.



Commenti

Post popolari in questo blog

lucifero stronzo incompreso parte 2

lucifero stronzo incompreso finale

kabuki parte 1