come l'oceano finale

storie-oceano


precedentemente in come l'oceano


Era il 12 settembre 2005, Kiyoshi scese dall’autobus, la fermata era a pochi passi dalla sua destinazione. Il santuario era addobbato con candele e lanterne accese, c’era già una piccola folla che si era raccolta vicino all’ingresso, tra quelle persone Kiyoshi scorse i suoi genitori, erano l’uno accanto all’altra. In quell’istante Kiyoshi si rese conto di non aver mai visto i suoi genitori tenersi per mano, neanche quando erano ancora una famiglia. Con la sensazione di un macigno sul petto, Kiyoshi si avvicinò loro, avevano le facce stanche e spossate, erano stanchi di vivere, stanco l’uno dell’altra, questo li faceva sembrare più vecchi di quel che in realtà fossero. Erano decisamente invecchiati prima del tempo, anche se erano abbastanza vivi per esser morti dentro da anni.
Quando Hiroko vide che il figlio si stava avvicinando lo salutò con un ciao sussurrato, quasi fosse capace di emettere ultrasuoni. Non aveva mai smesso di parlare bisbigliando. Amane, loquace come sempre, salutò suo figlio con un cenno della testa. Kiyoshi scambiò qualche convenevole con sua madre, su come fosse il tempo quel giorno, e sulle persone che si erano presentati alla cerimonia. Da anni ormai gli incontri di famiglia erano così calorosi, e proprio per questo Kiyoshi li detestava. Ogni volta che sapeva di dover incontrare i suoi genitori, l’ansia prendeva il sopravvento, la sua razionalità
andava a farsi fottere, diventava un bambino spaventato, terrorizzato, nel corpo di un adulto. Ogni anno era sempre peggio, si sentiva braccato, incastrato da quella famiglia che non sentiva come tale. I giorni prima di ogni incontro erano una vera e propria agonia per lui, un lungo e lento cammino, uno strazio. Kiyoshi sapeva che non ce l’avrebbe fatta ancora a lungo ad andare avanti in quel modo, che non se lo meritava, non voleva, non doveva, non avrebbe... prima o poi...

Tornato a casa Kiyoshi si tolse le scarpe, fece per dirigersi verso la sua stanza, ma si fermò davanti allo specchio, la rabbia iniziò a ribollire dentro  di lui. Nella mente si rincorrevano, come onde che si stagliano sugli scogli scene della sua infanzia, della sua adolescenza, ogni onda era un frammento della sua vita, ogni scontro era più impetuoso del precedente la rabbia che provava era sempre più incontenibile. Kiyoshi si chiedeva come sarebbe potuta essere la vita se sua sorella non fosse morta, se i suoi genitori si fossero comportati diversamente, e nello stesso tempo cercava di immaginarsi un futuro alternativo, l’altra vita che avrebbe potuto vivere, ma che gli è stata negata. Sua sorella morendo gliel’aveva portata via, lei sì era quella morta, ma era lui quello che aveva perso la sua vita. I pensieri si accavallano l’uno sull’altro, i muscoli di Kiyoshi fermentavano, fino a quando raggiunse il culmine, che sfociò con un pugno sulla lastra di vetro. Lo specchio si distrusse, alcuni frammenti caddero a terra, altri penetrarono la pelle di Kiyoshi, dalla sua mano iniziarono a colare gocce di sangue. Kiyoshi osservava il sangue fluire fuori. 
In quell’istante tutto si fermò. 
Kiyoshi osservava il sangue fluire fuori.
Non era solo il sangue ad uscire fuori.
Kiyoshi sentiva il battito del suo cuore nella testa, era così forte che aveva scacciato tutti i pensieri, tutto il peso che lo opprimeva da una vita, tutto il nulla che lo aveva sopraffatto per tanti anni.  
Kiyoshi alza lo sguardo davanti a se, osserva il suo riflesso diviso in tanti pezzi, ora era la sua immagine ad essere rotta, mentre lui stava stava ricomponendo la sua vita.
Kiyoshi rimase immobile per alcuni minuti, il sangue che colava dalla mano, i vetri rotti a terra, il vuoto nella sua testa. 
Quando Kiyoshi riprese coscienza del suo corpo e di quel che aveva fatto fece per dirigersi verso il bagno, i piedi scalzi calpestano i frammenti di vetro, una fitta di dolore gli salì dal basso fino al petto, come una scossa. Un sorriso si formò sul suo volto. Provò dolore, un dolore diverso, per la prima volta dopo 32 anni. Assaporò il momento, e poi, per la prima volta dopo 32 urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni - Sakurooooo!!!

È il 12 settembre 2006, Kiyoshi si  sta godendo la vista dal terrazzo della stanza d’albergo, sente la brezza mattutina soffiargli sul viso e scompigliargli i capelli, si sente leggero e sereno, per la prima volta dopo anni non ha paura di quell'anniversario. 
Kiyoshi osserva l’oceano, è leggermente mosso, lo preferisce così a quando è calmo, le onde conferiscono vitalità, energia. Le onde si inseguono l’una con l’altra, si infrangono contro gli scogli, ma un attimo dopo sono di nuovo lì, un nuovo impatto, un altro spalsh, non si arrendono, non mollano. Oggi anche Kiyoshi si sente indomito come quelle onde. 
Nell’ultimo anno è tornato a vivere, da quando ha deciso di non essere più il genitore dei suoi genitori, di non partecipare più alle cerimonie commemorative per accontentare sua madre, ma di viaggiare, di non reprimere più i suoi bisogni, di non  bisbigliare più, di non nascondere più il suo dolore e i suoi sentimenti. 
È il 12 settembre 2006 Kiyoshi si sente rinato. 
È tornato a vivere da quando ha deciso di trasformare i sentimenti in parole.
Kiyoshi ha iniziato a vivere la sua vita.


fine

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

lucifero stronzo incompreso parte 2

lucifero stronzo incompreso finale

kabuki parte 1