Voglio scrivere una Storia

Voglio scrivere una Storia.



Voglio scrivere una Storia.
Una Storia che parli di me e di te.
Del nostro amore.
Una Storia che iniziò la sera della vigilia di Natale. Anzi, che per quella sera divenne realtà.
Noi eravamo due, non i soliti due troppo lontani, troppo diversi o troppo simili. 
Eravamo due e basta.
Tu eri tu, con la tua vita, le tue passioni e la tua musica.
Io ero io, con la mia vita, le mie passioni e la mia musica.
Tu non eri solo, io non ero sola, tu non eri con me, e io non ero con te.
Eravamo due, due che si conoscevano, forse poco, che erano vicini, anche troppo, due che parlavano, decisamente poco, con un’età diversa, fin troppo, due che passavano del tempo insieme, non abbastanza.
Tu guardavi nei miei occhi, io nei tuoi, e ogni volta mi ci perdevo, quasi come se cercassi disperatamente qualcosa a cui aggrapparmi, senza però trovarla mai.
Quella sera però la trovai, perché quella sera fu tutto diverso. 
Ci avvicinammo di più, eravamo tanto vicini che mi faceva paura.
Ricordo ancora i tuoi occhi che fissavano i miei. 
Fu un attimo. 
In quell’istante mi entrasti dentro.
Poi non so cosa successe, non sentivo più il rumore del mondo, e non sentivo più la Terra muoversi, eravamo soli, come se ci fossimo solo noi in tutto l’universo. 
Sembrava che il mondo si fosse fermato per noi, come se sapesse che quello che sarebbe successo di lì a poco lui, il mondo, non l’avrebbe mai potuto capire.
Di quegli istanti fuori dal tempo ricordo il silenzio, la leggerezza, le tue mani.
I tuoi occhi stavano diventando lucidi, come i miei, smisi allora di guardarti e iniziai a cercare disperatamente qualcosa di interessante nel cielo plumbeo di quella magica sera, mentre fissavo quell’immenso azzurro sentivo le lacrime segnarmi il viso, sentivo perfino le tue lacrime.
Tu così grande, così perfetto, così composto eri lì con me. 
Come me eri in quella macchina, in quel parcheggio. 
Io studiavo il cielo e tu studiavi quella parte così intima di me, che ti avevo appena donato.
Ormai era fatta, tu, io, l’auto, il parcheggio, era tutto come era stato previsto, ma mai avrei potuto davvero credere che sarei riuscita ad avere te in quell’auto, in quel parcheggio, così come ti ho avuto. 
Non dimenticherò mai il te di quella sera.
Se chiudo gli occhi riesco ancora a vedere le tue mani, i tuoi occhi, tu che mi stringi, il tuo bacio.
Io ti ho baciato, tu mi hai baciata, tu mi hai stretta a te, io ti ho stretto a me, eravamo vicini, tu eri in me e io ero in te, eravamo una cosa sola.
Mi è bastato averti anche solo per un attimo, un attimo che so che non tornerà più, è stato l’attimo più bello della mia vita.
È stato l’attimo in cui c’è stato per la prima, e ultima, volta un noi, che parlasse solo di noi.
Tu hai mentito per stare con me, io ho mentito per stare con te, e da tutte queste menzogne è venuta fuori una verità nascosta per tanto tempo. 
È venuto fuori il nostro noi.
Non c’era più io e te.
C’era il noi.
Io e te, tu ed io oramai era diventato noi, che per il tempo di due fogli, siamo stati vicini come non mai, e come non saremo più.
Ma va bene così, meglio una volta che mai.
In fondo il noi tra me e te non esisterà, ma la tua e la mia Storia continuerà ad andare avanti, e se parlerà di te e di me o di me e di te va bene lo stesso, perché per almeno per due fogli questa bellissima Storia ha parlato di noi.



fine

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